Hip hop e rap sono la stessa cosa?
Se avete letto l’articolo di qualche giorno fa sulla TOP 10 dei generi musicali a livello mondiale, avrete notato che al quarto posto si piazzano hip hop e rap.
Incontrano molto il gusto dei giovani compresi tra i 16 ed i 24 anni che, proprio per questa categoria, è il quadruplo rispetto a soggetti in altre fasce d’età che definiscono hip hop e rap come loro generi preferiti (come da report IFPI di aprile 2019).
Come mai esistono due termini distinti?
L’Hip Hop nasce nel South Bronx e ad Harlem (a New York) intorno agli anni ’70 come movimento culturale che combatte la discriminazione sia essa classista o razziale e definisce e riscatta la propria appartenenza territoriale.
In un periodo dove violenza e povertà attanagliano i giovani dell’epoca emarginati nei ghetti, l’Hip Hop prende spunto dai generi del passato come funk, soul, blues ed inizia a farsi sentire.
Al suo interno, possiamo identificare 5 discipline:
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- Djing: è il dj che con mixer, giradischi, amplificatore e altoparlanti, crea il beat.
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- MCing: è il meastro di cerimonia (MC) o rapper che parla o canta in rima e la maggior parte delle volte è anche autore dei suoi stessi testi. Fenomeni molto comuni era le battle dove due rapper si sfidavano a colpi di rime con l’unico scopo di screditare il proprio avversario e ottenere il supporto della folla che assisteva. È quindi dall’MCing che il Rap (letteralmente “chiacchiera”) nasce come un genere di origine afro-americana e derivato dal contesto creato dall’Hip Hop negli anni ’70. La sua esplosione a livello mondiale avverrà a partire dagli anni ’80.
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- Writing: sono i graffiti, un’arte che nasce prima dello stesso hip hop (verso la fine degli anni ’60) ed usati sia per definire il proprio territorio che come potente mezzo comunicativo di carattere politico.
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- Breaking: detto anche B-boyng o Breakdance, è uno stile di danza che fonde al suo interno le movenze dell’arte della capoeira.
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- Beatboxing: è la simulazione delle percussioni (delle drum machines chiamate beatboxes) usando la voce di cui il precursore fu Doug Fresh. Va comunque precisato che non tutti sono d’accordo nell’attribuire il quinto posto a questa tecnica. Una fra tutti la Zulu Nation, gag/comunity creatasi tra South Bronx e Harlem nel periodo hip hop e presente oggi anche in Italia, che conferisce questa posizione alla knowledge ovvero la conoscenza profonda della cultura e di uno saggio della stessa. Non a caso “hip” (conoscenza, sapere) “hop” (salto, movimento).
L’inizio del movimento viene attribuito al dj giamaicano DJ Kool Herc che, competendo con DJ Afrika Bambaataa (fondatore della Zulu Nation) in un Block Party, definì “hip hop” la propria musica.
Il DJ si era reso conto di come i newyorkesi non apprezzassero la reggae music e quindi decise di mixarla con altri generi come blues, funk, soul, jazz… puntando tutto sulla ritmicità delle basi (in 4/4) che venivano create in tempo reale con l’ausilio di due giradischi in contemporanea.
I Block party erano le feste di strada fatte di suoni, balli e canti e che coinvolgevano i giovani afroamericani e latino americani.
Oggi hip hop e rap hanno sviluppato una rete musicale e commerciale imponenti che traspirano questo stile molto “urban” e lo riflettono da un punto di vista sociale, di design, di moda e di danza.
Approfitto anche per pubblicare una playlist molto “beginner” che ho dedicato a questo genere e per ringraziare un amico che mi ha aiutata a crearla. A., THX!
Ci tengo a precisare come questo sia un genere che vada sentito nel profondo della sue radici, delle sue motivazioni, del suo essere.
Questo semplice articolo, ha lo scopo di incuriosire raccontando qualcosa in maniera molto semplice senza insegnare nulla e senza voler “influenzare” nessuno.
I am not an influencer, I am a Music Ambassador and I like how I like music.